IL Mazzocchio



Il Mazzocchio






Il mazzocchio è un copricapo composto da un anello poco più grande della circonferenza della testa. Il cerchio, formato di borra e rivestimento di panno, nasce come uno degli elementi che compongono il cappuccio medioevale. Il termine potrebbe derivare dal latino maxuca e dal suo diminutivo maxuculus, ossia "una quantità di cose strette insieme a un mazzo". Esso viene realizzato in molteplici varianti, tanto che non risulta risalire a un unico modello originale. Il Quattrocento è la grande epoca del mazzocchio; se ne diffonde l'uso in tutta l'Europa, ma la storia del costume lega questo accessorio all'alta borghesia rinascimentale fiorentina. E' molto presente nella tradizione pittorica e Paolo Uccello lo dipinge frequentemente indosso ai suoi personaggi, poiché la sua superficie geometrica sfaccettata risulta di difficile raffigurazione prospettica ed è quindi sinonimo di grande padronanza dell'uso della prospettiva. A questo proposito Piero della Francesca spiega le regole della sua rappresentazione nel trattato De Prospectiva Pingendi. Una forma archetipo come questa è un simbolo di essenzialità e complessità insieme, una forma senza tempo che nasconde altri significati. Infatti, "aggiustare il mazzocchio a qualcuno" vuol dire "fargli passare i capricci".




Per quanto riguarda l'interpretazione in chiave platonica/esoterica è vero che alla bellezza dei solidi geometrici regolari Platone attribuì significati profondi, tanto da coniare il termine solido platonico, ma è anche vero che il Mazzocchio non compare per definizione in questa categoria di solidi geometrici. É invece provato che durante il Rinascimento molti pittori e matematici si cimentarono nello studio della prospettiva, una tecnica di disegno fondamentale, e rivoluzionaria, per rappresentare questi solidi su carta "come l'occhio li vede".
Nel '400 e per tutto il '500 l'arte della pittura e della rappresentazione subì, con l'introduzione della prospettiva, probabilmente la trasformazione più profonda. Paolo Uccello (1397-1475) fu tra i pittori più ingegnosi che si dedicarono allo studio della prospettiva tanto che l'amico Donatello (1386-1466) era solito ammonire l'amico dicendo: "Eh, Paulo, cotesta tua prospettiva ti fa lasciare il certo per l'incerto". Si racconta che l'Uccello si dilettò sempre di investigare faticose e strane opere nell'arte della prospettiva, e dentro tanto tempo vi consumò che se nelle figure avesse fatto il medesimo, più raro e mirabile sarebbe divenuto. Ove altrimenti facendo, se la passò in ghiribizzi mentre visse e fu non manco povero che famoso.

Quello di Paolo Uccello non fu solamente un esercizio di stile fine a se stesso. Il livello di abilità nel disegnare questo solido particolarmente complesso era tale da poterlo inserire liberamente, e quasi ossessivamente, anche in dipinti ufficiali. Anche altri artisti, come il Masaccio (1401-1428) e il Masolino (1383-1440) si cimentarono nella rappresentazione del Mazzocchio.


Paolo Uccello,
La Battaglia di San Romano, Disarcionamento di Bernardino della Ciarda
(Uffizi - Firenze)









Paolo Uccello
La Battaglia di San Romano, Intervento decisivo dei fiorentini di Michele Attendolo
(Louvre - Parigi)






Paolo Uccello
La Battaglia di San Romano, Nicolò da Tolentino alla testa dei fiorentini
(National gallery - Londra)


Paolo Uccello
Il Diluvio
(Chiostro Verde, S. Maria Novella - Firenze)



Masolino da Panicale, Masaccio,
Guarigione delle storpio e resurrezione di Tabida
(Chiesa del Carmine, Cappella Brancacci - Firenze)



Anche Piero della Francesca (1420-1492) si cimentò nel disegno di un mazzocchio in prospettiva (De Prospectiva Pingendi) e anche nella sua Flagellazione di Cristo compare compare un personaggio con Mazzocchio.

Piero della Francesca, Flagellazione di Cristo
(Galleria Nazionale delle Marche - Urbino)



Quale poteva essere la ragione di tanto interesse verso un copricapo? Perché importanti pittori come Uccello, Masaccio e persino Leonardo si interessano a questa strana forma. Come denuncia Michele Hemmer (Matematica e Cultura, 2008) non era certo il copricapo che interessava Uccello, ma quella specie di cerchio sfaccettato che era una stilizzazione geometrica del cappello.
La rappresentazione in prospettiva era quindi indice di talento e arte del pittore, e arricchire le proprie opere con gli oggetti più difficili da rappresentare era segno di particolare maestria. Il Mazzocchio rappresentava uno dei solidi più difficili da rappresentare in questo modo.
I disegni dei solidi geometrici e dei mazzocchi, in prospettiva naturalmente, erano fortemente richiesti anche dai maestri intagliatori, abilissimi artigiani che realizzavano lavori ad intarsio con le raffigurazioni di questi solidi come arredo nelle abitazioni o nelle regge. Nella Firenze del '400 e del '500 quest'arte era molto diffusa e questi artigiani venivano comunemente chiamati con in nome di Maestri di prospettiva. E' facile immaginare come i grandi maestri (Uccello, Piero della Francesca, Masaccio e anche Leonardo) fornissero a questi artigiani i disegni preparatori per incidere le tavole da intarsio.
Gli intarsiatori utilizzavano questi disegni appoggiandoli al legno e praticando una serie di fori per ricalcare il disegno sulle tavole di legno da tagliare e successivamente da posare. Anche nei fogli di Leonardo i fori sui fogli sono molto frequenti, e non è da escludersi che questa pratica, anche per altri oggetti oltre il Mazzocchio, sia stata utilizzata anche per alcuni disegni di Leonardo. In molti di questi intarsi compaiono perfette ricostruzioni di Mazzocchi.
Per nobilitare la pratica dell'intarsio a tal punto da far sì che diventasse un'arte serviva una teoria, o una suggestione, forte. E' stato quindi facile unire la difficoltà della rappresentazione di queste forme, che solo i migliori potevano praticare, con l'alto significato attribuito da Platone ai solidi geometrici regolari. In molti di questi intarsi compaiono quindi le rappresentazioni dei solidi platonici e spesso compare anche il Mazzocchio, il quale, anche se non era propriamente un solido platonico, rappresentava il massimo livello di virtuosismo nell'esercizio della prospettiva per i solidi geometrici.
Ecco quindi il motivo di tanto interesse per il mazzocchio da parte dei pittori rinascimentali. Non perché copricapo e non come custode di significati nascosti, ma perché con la rappresentazione del Mazzocchio si vinceva la sfida della rappresentazione, e solo i migliori potevano vantare questo primato.
Questa sfida vive ancora oggi con le opere di Ben Jakober, Jannich Vu e Mimmo Paladino.

Paolo Uccello,
Disegni di Mazzocchio in prospettiva




Paolo Uccello
Calice
(Galleria degli Uffizi - Firenze)